78!
78!
di e con Giacomo Lilliù
rumori e musiche Diego Federico Porfiri
video Leonardo Recanatini Satriano
scene Lodovico Gennaro
disegno luci Angelo Cioci
collaborazione al video Matteo Lorenzini
produzione Collettivo ØNAR in coproduzione con MALTE
si ringraziano AMAT, Enrique Enriquez, Hemingway Cafè Jesi
Progetto semifinalista Premio Scenario 2017
Residenza NotteNera 16/17 in collaborazione con Ex Frantoio - Tivittori
78 è il numero di carte contenute in un mazzo di tarocchi: 56 tra spade, bastoni,coppe e denari più i cosiddetti 22 trionfi. La quantità di sequenze diverse che si possono realizzare mettendo una dopo l’altra le singole carte è stratosferica, ma
la matematica ci permette di tradurla semplicemente aggiungendo al 78 il simbolo del fattoriale, vale a dire il ‘!’.
E appunto 78! è il nome in codice della performance, un lavoro ancora in corso che si propone di giocare con questo potenziale randomico e immaginifico. Lo fa senza reti di salvataggio: non ci sono copioni, scritture di scena o canovacci
da seguire, l’unica base è la sequenza delle carte estratte casualmente. Dalle figure rivelate prende forma un’affabulazione (interamente improvvisata) che si fa e si disfa sul momento, forse un racconto, forse una poesia, forse tutt’altro.
Come Il castello dei destini incrociati di Calvino, 78! invita a ‘guardare i tarocchi con attenzione, con l'occhio di chi non sa cosa siano, e a trarne suggestioni e associazioni, a interpretarli secondo un'iconologia immaginaria.’ Sin dalla
fatidica estrazione delle carte, gli spettatori sono invitati a contribuire al processo, a porre al mazzo una domanda in cambio di una risposta patafisica, a trasmutare le immagini attraverso il loro sguardo. L’intenzione è andare cioè al
di là della patina esoterica, alla ricerca della scintilla che possa accendere un motore virtuoso, uno scambio fra performer e pubblico di contributi consci e inconsci.
Una lettura che non vuole essere più tra cartomante e questuante, tra adepto e profano, ma piuttosto una lettura di gruppo, orizzontale, magari accidentata, in cui gli stimoli e le sensazioni sono lasciati liberi di moltiplicarsi.